Tra le prime installazioni di Light Art, quest'opera vuole continuamente "vestire" a festa questo edificio per le ore notturne, trasformandolo e facendo emergere l'ideologia stessa del collezionista. Una collezione che assurge a faro artistico nel marasma contemporaneo fatto spesso solo di quotazioni e commercio. L'edificio come una sorta di drago sterminatore dalla pelle fredda e dalle viscere calde e infuocate che invita presunti amanti dell'arte a farsi divorare. In quegli anni la Collezione Borroni era in un momento di fervore e dinamicità, culminato nell'esposizione di questa installazione in una collettiva che ha visto esporre anche un graffito di Blu e un video di Alterazioni Video.
È formata da due parti distinte: la facciata illuminata con colori freddi tramite proiettori ad ioduri metallici da 70 watt e il portico con colori caldi mediante proiettori ad alogeni da 300 watt, luogo dove è diffuso, in modalità loop, il sonoro. Tutti gli apparecchi illuminanti sono provvisti di gelatine colorate.